Nei giorni in cui il mondo scende in piazza contro i cambiamenti climatici, per chiedere un futuro migliore e più responsabile, sulla scrivania del segretario delle Nazioni Unite arriva una lettera: 500 scienziati ritengono che non ci sia un’emergenza climatica e non bisogni quindi investire per evitarla.
“Non c’è un’emergenza climatica.” Così comincia la lettera promossa da Augustines Johannes “Guus” Berkhout e diretta a nientepopodimeno che il segretario della Nazioni Unite. Comincia così, con un punto, una certezza, una rassicurante verità. La lettera parla di oltre 500 firmatari con esperienza e conoscenze in campo climatico, ma già i primi lasciano un po’ storcere il naso: nel migliore dei casi si tratta di professori che non studiano il clima, nel peggiore si tratta di vero e proprio conflitto d’interessi. Ma in realtà non è neanche questo che dovrebbe interessare, perché la scienza non funziona così, e chi ha firmato quella lettera, oltre a non conoscere il panorama delle scienze climatiche attuali, dimostra di non avere chiaro come funzioni il metodo scientifico.
La scienza non è politica, le posizioni non si prendono per opinione ma in base ai dati ed ai modelli in proprio possesso. I modelli “sono solo modelli”, ma sono la migliore descrizione che abbiamo della realtà, per definizione. Un modello, per essere tale, deve saper descrivere ciò che si osserva, e se non lo fa essere scartato o raffinato; e i modelli climatici non fanno eccezione. Il problema è che pressoché tutti i modelli climatologici da qualche decennio a questa parte vanno in una direzione univoca: per descrivere quello che osserviamo, il Riscaldamento Globale, abbiamo bisogno di considerare le emissioni antropiche. Se proviamo a toglierle, se proviamo a considerare le altre fonti che agiscono sul clima, il Sole, le eruzioni vulcaniche, i moti millenari della Terra, e qualunque altra possa venire in mente, semplicemente non riusciamo più a descrivere quello che vediamo. E quindi, purtroppo, almeno finché dei modelli migliori non inizieranno a dirci il contrario, il dito deve essere puntato in quella direzione: le emissioni antropiche causano il Riscaldamento Globale.
Vero, c’è un’incertezza. C’è sempre un’incertezza, nel grafico qui sopra i modelli (rosa e blu) non sono delle linee precise ma delle bande che descrivono la previsione con la relativa incertezza. L’incertezza è parte costitutiva delle previsioni scientifiche, e se non ci fosse non ci sarebbe scienza. Compito del modello è quello di descrivere le osservazioni entro la sua incertezza. Se la linea nera si trovasse a cavallo tra la banda rosa e quella blu, allora i 500 firmatari avrebbero ragione, non potremmo essere sufficientemente sicuri che le emissioni antropiche causino il riscaldamento globale. Ma anche in quel caso, nell’indecisione che l’uomo causi o meno il cambiamento climatico, trascurare le politiche che minimizzino questo rischio sarebbe la scelta più ragionevole da fare?
Qualcuno ha detto che la scienza non sia democratica, sottintendendo subdolamente che sia un’oligarchia in cui sono gli scienziati a decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato, in una versione un po’ più moderna dell’ipse dixit pitagorico. In realtà la scienza è una dittatura del dato e delle osservazioni, e 500 firme non cambieranno il clima.