I gabbiani di Chañaral

[…] Da quella parte del promontorio le onde erano decisamente più violente rispetto a quelle dell’insenatura da cui eravamo appena usciti. Come incantati, ci sedemmo su uno scoglio umido per guardarle. Le vedevamo arrivare da lontano, dall’immensa distesa di acqua del Pacifico, gonfiandosi e gonfiandosi e arrivando spumeggianti alla carica come migliaia di cavalli al galoppo. Poi, all’improvviso, appena un attimo prima che l’acqua strabordasse dai nostri occhi per la commozione, i cavalieri tiravano le redini e i cavalli rallentavano la corsa, appiattendosi sul bagnasciuga e lisciandolo ciclicamente con dolcezza e decisione. Lì, un intero stormo di gabbiani andini (Croicochepalus serranus), centinaia di paffuti corpicini bianchi con la testa nera, seguivano il ritmo del mare. Periodicamente, un gruppo di loro si alzava in volo all’arrivo di un’onda più grande delle altre, per poi riposarsi nuovamente ad attendere l’arrivo della successiva.

[Da Un mese a testa in giù]

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